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mercoledì 7 maggio 2014

Jeep Wrangler Rubicon
Senza limiti....


 

In un periodo in cui impazza la moda dei Suv e dei crossover, Jeep Wrangler sembra sempre più una mosca bianca, l’ultimo erede di una lunga e gloriosa stirpe di veicoli, che stanno praticamente scomparendo dal panorama automobilistico. La sua forza, oggi è tutta qui; in un sapiente mix di tradizione e innovazione, che sfrutta oltre 70 anni di onorata carriera. Un mito vivente. Tutto ebbe inizio nel 1940, quando l’esercito degli Stati Uniti decise di produrre un “veicolo da ricognizione leggero”. Il risultato fu il mitico Willys, un mezzo “grezzo”, funzionale, inarrestabile. Il “bis bis nonno” del Wrangler aprì la strada a una lunga dinastia di veicoli, talmente iconici da far passare il nome Jeep come identificativo di una tipologia di auto e non solo di un marchio.
Fuoristrada sensazionali, diventati mitici per lo spirito che hanno rappresentato, una vera e propria icona della libertà e del divertimento all’aria aperta. Dalle prime CJ Jeep non ha mai fermato la sua evoluzione, aggiungendo costantemente confort e tecnologia, senza mai tradire lo spirito iniziale. E’ anche per questo motivo se oggi c’è una vera e propria Wrangler mania. Anche noi nel nostro piccolo, con la nostra prova, ne abbiamo subito il fascino. L’Unlimited, è meno “proporzionato” della versione tre porte, ma pur sempre inarrestabile in fuoristrada grazie ai sistemi di trazioni eccezionali e alle maggriorate capacità in off road della versione RubiconIl nostro esemplare in prova, un 2.8 CRD model year 2013 con cambio manuale, è stato ancora più gustoso da guidare. Oggi in listino è rimasta solo la versione con cambio automatico a cinque rapporti in vendita a 43.200 Euro. Ecco il video test della nostra prova su strada e in off road.
La prova on the road - A guardarlo su strada, il primo pensiero di molti è sempre lo stesso: “ok con una meccanica così “off road oriented” sarà si un caterpillar, ma anche una pessima stradista”. Niente di più sbagliato! La Wrangler Rubicon stupisce anche per il comportamento dinamico. E’ ovvio, siamo molto lontani dai modaioli SUV e ancora di più dalle berline convenzionali, ma una volta prese le misure, la Wrangler si guida in maniera quasi normale. Quasi perché prima di tutto bisogna salire a bordo, poi bisogna prenderci le misure e soprattutto essere coscienti che si sta un guidando un fuoristrada duro e puro.
Una volta al volante, le altre auto sembrano piccole e basse, la sensazione di onnipotenza è immediata, sia per l’altezza da terra che per le dimensioni stesse. Alta, morbida e imponente non è proprio il massimo per girare in città, sia per il parcheggio, ma anche perché lo star&Stop aiuta ma non fa miracoli e nell’urbano la Wrangler consuma. Una volta fatto il callo con questi “difettucci” congeniti alla specie, lo sterzo è buono e anche abbastanza diretto, il cambio ha una corsa lunga ma è piuttosto preciso se non vai di fretta. La rapportatura finale è piuttosto corta, tanto che a 130 si viaggia intorno ai 2.700 g/m, ma questo non limita la velocità di punta facilmente raggiungibile con un discreto allungo.
L’assetto è naturalmente morbido e “ciondolante”; in curva si rolla come in barca e in frenata la cabrata è garantita. Ma tutto ciò avviene con naturalezza e consente a chi si mette al volante di trovare una propria dimensione di guida con un andatura tutto sommato brillante. Su asciutto quindi la Wrangler si lascia condurre con disinvoltura, al crescere della velocità perde un po’ di precisione ma non è certo una vettura fatta per il record di velocità. In compenso è confortevole e piuttosto silenziosa, almeno fino a quando la velocità si mantiene intorno ai 100 km/h. In autostrada ovviamente il parabrezza verticale e gli spigoli vivi la rendono sensibile ai fruscii. Quando piove invece le cose cambiano e la Wrangler evidenzia i limiti di una mole importante e un comportamento non sempre irreprensibile, ma tenuto a bada dall’irreprensibile sistema di stabilità ESP.
La prova in off road - Quando si è al volante di una Jeep come la Wrangler non si vede l’ora di lasciare l’asfalto per permetterle di esprimersi al meglio. Nel lungo periodo in cui abbiamo avuto la Rubicon in prova questo prurito da off road è stato più volte soddisfatto con uscite di ogni tipo. Dire che non siamo riusciti a metterla in crisi potrebbe essere semplicemente riduttivo.
Abbandonato il bitume tutto quel molleggio in eccesso si trasforma immediatamente in una capacità di assorbimento del fondo accidentato assolutamente unica nella categoria. Viaggiare sugli sterrati leggeri diventa quasi più piacevole che viaggiare su strada. Ma per divertirsi con un fuoristrada del genere bisogna trovare un percorso off road degno di questo nome.
Il nostro terreno di prova sono state le montagne e i boschi al confine tra Lazio e Abruzzo, dove sono emerse capacità di primo livello. Pietraie, fangaie, guadi e ostacoli di ogni tipo; la Wrangler non si ferma di fronte a niente. E molto spesso per venire fuori dai guai non serve neanche ricorrere a tutte le diavolerie elettroniche di cui è dotata. Faccio riferimento ai blocchi anteriori e posteriori che abbiamo utilizzato più per sfizio che per reali esigenze tecniche. Già con le 4WD è una scalatrice, ma è quando si inseriscono le ridotte che fa veramente paura.
La coppia conica molto corta insieme ai 416 Nm di coppia le consentono di scalare ogni tipo di pendenza senza il minimo timore. Gli sbalzi anteriori e posteriori ridotti, insieme agli angoli caratteristici eccellenti non pongono limiti alla Rubicon, che in versione Unlimited è però meno agile della 3 porte che risece a infilarsi e superare anche i passaggi più tecnici e stretti. La Rubicon comunque si arrampica senza problemi in ogni luogo, l’unico vero limite è quello dei pneumatici di serie che quando ci si trova in presenza di fango intenso non possono fare miracoli. Ma per metterla in crisi non bastano due pozzangherine e un po’ di fanghetto, e solo arrivare a sfruttarla mettendo in crisi tutta la sua trazione non è cosa da poco.

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